Pur essendo fermo, il mercato sta scaldando i motori in vista della ripartenza. Il mondo che ci circonda sarà senz’altro più attento a creare valore per la collettività, ma dovrà fare i conti con una competizione incalzante: i player globali si daranno filo da torcere a vicenda.
In un contesto ancora più globalizzato e competitivo, dunque, le aziende si trovano a fronteggiare al proprio interno funzioni sempre più ampie e diversificate. Quest’esigenza potrebbe far perdere la bussola del proprio business, costringendo le risorse a concentrarsi su questioni futili mettendo da parte obiettivi ben più importanti. Recentemente è stata proposta una soluzione che, come vedremo, darà vantaggi sia finanziari che organizzativi: l’outsourcing, nonché l’affidamento a terzi di una o più attività della propria azienda, per un periodo contrattuale fisso.
Partiamo dai vantaggi finanziari. L’outsourcing, o esternalizzazione, consente di tenere sotto controllo i costi fissi o più in generale la crescita dei costi operativi nel breve e nel medio termine. Infatti, una strategia di questo tipo consente di incrementare l’incidenza sui costi variabili e diminuire l’incidenza dei costi fissi su quelli totali, generando una riduzione dei costi operativi totali.
Un secondo vantaggio riguarda la specializzazione: a seconda delle attività assegnate l’appaltatore sarà in grado di alleggerire il carico lavorativo dell’intera organizzazione, consentendo alle risorse di concentrarsi sulle mansioni che danno davvero valore all’azienda. Questo darà come risultato una maggiore efficienza del sistema operativo e un conseguente aumento della produttività.
Infine, l’outsourcing consentirà un migliore controllo delle risorse economiche da parte del committente, che potrà concentrare i propri sforzi, in termini sia economici che organizzativi, sulle attività centrali.
Tutti questi vantaggi si scontrano con l’atteggiamento dei datori di lavoro: i capi delle aziende guardano con diffidenza l’esternalizzazione e chi la propone, poiché preoccupati di perdere la governance di alcune mansioni delegate. Tuttavia, questo timore è infondato, soprattutto se il fornitore scelto è in grado di dare garanzie sulle attività che gli sono state affidate.
L’outsourcing è poco conosciuto in Italia, ma molto diffuso all’estero. I Paesi che più di tutti lo utilizzano sono Regno Unito e Stati Uniti. Lì le aziende mantengono il controllo di alcune attività chiave, quali la comunicazione, la ricerca e lo sviluppo, mentre tutto il resto è affidato a terzi, così specializzati da essere ottimi alleati per le aziende di fama internazionale.
Come se non bastasse, l’outsourcing ha subito alcune variazioni in termini normativi. I nuovi decreti legislativi 25/2017 e 124/2019 sono più restringenti sul trattamento economico riservato agli appaltatori. In sostanza la retribuzione è, al momento, affidata completamente al committente: l’azienda dovrà fare un grande sforzo economico per usufruirne, senza poter contare su alcun tipo di incentivo statale. Chissà se, vista la situazione, il governo non penserà anche alla sensibilizzazione e al supporto per l’uso dell’outsourcing: non si può non ammettere che si tratterebbe si un prezioso strumento per consentire alle aziende di concentrarsi sulle attività principali, indispensabili per la ripartenza, senza trascurare tutte le altre attività che, pur non essendo indispensabili, contribuiscono a tenere in vita l’organizzazione.